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Zea mays

libro Zea mays

Zea mays
Mais e pellagra nel Nord Italia tra fine Ottocento e inizio Novecento

Scritti di Cesare Lombroso, Pasquale Villari, Luigi Messedaglia

La pellagra, di cui oggi non si parla più, ha imperversato a lungo nel nostro Paese causando migliaia di vittime. La sua triste vicenda è legata al mais (Zea mays L.), il cereale venuto dall’America che tanta parte ha avuto nella storia delle campagne italiane, padano-venete in particolare.

Tra la fine dell’Ottocento e il primo Novecento il dibattito su questa malattia è stato molto acceso, ha riguardato ogni aspetto di quella che era ormai diventata una piaga della società contadina e spesso ha assunto i toni aspri della battaglia ideologica, come testimoniano gli scritti che qui riproponiamo.

Il volume si apre con pagine di denuncia sociale, sotto forma di un dialogo fra la Pellagra e la Libertà apparso nel 1885 sul periodico «Il Pellagroso».

Prende quindi la parola Cesare Lombroso, che, noto soprattutto per i suoi studi di antropologia criminale, si interessò molto anche della pellagra, come paladino della teoria «tossicozeista» e dell’ereditarietà della malattia. Il suo saggio La pellagra ed il maiz in Italia è ricco di dati, ma anche di notazioni di ambiente e di considerazioni che, pur contestate da molti suoi contemporanei e superate dalle conoscenze che si andavano sviluppando, testimoniano la passione e la dedizione di chi era abituato a osservare e a sperimentare.

Nell’articolo La pellagra e i contadini nella provincia di Mantova lo storico liberale Pasquale Villari riassume e commenta i risultati dell’inchiesta di una Commissione provinciale nel Mantovano nel 1878: un caso emblematico del profondo disagio sociale che stava alla base della malattia e delle proposte avanzate per combattere l’uno e l’altra.

Chiude il volume Luigi Messedaglia, che nel suo Mais e pellagra: un dramma di vita rurale sintetizza mirabilmente e con straordinaria verve narrativa due secoli di studi, discussioni, provvedimenti sulla pellagra fino alla scomparsa della malattia, dando spazio anche a un’efficace analisi degli imprevedibili effetti della Prima guerra mondiale in tale contesto.

Autori

Cesare Lombroso

(Verona, 1835 – Torino, 1909), psichiatra, antropologo e criminologo. Insegnò nelle università di Pavia, dove si era laureato, e di Torino, città in cui fu anche medico delle carceri e per tre anni consigliere comunale nelle file del Partito socialista. Fu direttore del manicomio di Pesaro. Considerato il padre della criminologia e dell’antropologia criminale, è noto soprattutto per le sue teorie sul “delinquente nato”, ma si occupò anche di medicina sociale, di grafologia, spiritismo, parapsicologia, rapporti tra politica e criminalità. Tra le sue molte opere: Studi per una geografia medica d’Italia, Trattato profilattico e clinico della pellagra, Lezioni di medicina legale, L’uomo delinquente, Genio e follia.

Pasquale Villari

(Napoli, 1827 – Firenze, 1917), storico e politico. Nel 1848 prese parte ai moti contro i Borbone e poi si trasferì a Firenze, dove insegnò storia e filosofia della storia all’Istituto di studi superiori pratici e di perfezionamento e fu preside della facoltà di lettere e filosofia dell’università. In precedenza era stato professore di storia nell’ateneo di Pisa. Noto soprattutto per i suoi studi sulla questione meridionale, svolse anche un’intensa attività politica: fu deputato, senatore e ministro della Pubblica istruzione nel 1891-92. Tra le sue molte opere: Saggio sulla filosofia della storiaLe lettere meridionaliLe invasioni barbariche in Italia.

Luigi Messedaglia

(Verona, 1874 – Arbizzano, Verona, 1956), medico e politico. Nipote dell’economista e statistico Angelo Messedaglia, si laureò in medicina a Padova, dove poi insegnò patologia medica. Nel 1909 fu eletto deputato per il Partito liberale e nel 1915 partì per il fronte come ufficiale medico. Nel frattempo la sua vocazione critico-letteraria, testimoniata anche dal carteggio con Benedetto Croce, si fece prevalente, inducendolo a lasciare la medicina. Aderì al Fascismo, di cui però non accettò mai le leggi razziali (nel 1943 fu espulso dal partito per «filosemitismo»). Fu senatore e presidente dell’Istituto veneto di scienze, lettere ed arti di Venezia. Tra le sue molte opere: Per la storia dell’agricoltura e dell’alimentazioneArmi spirituali ed elezioni politicheLa politica coloniale e il partito liberale, Giacomo Casanova e Merlin Cocai.

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