PROGETTO AGRICOLTURA
DOVE
Distretto di Chake Chake
OBIETTIVI
Migliorare le condizioni di vita della popolazione del Distretto di Chake Chake attraverso lo sviluppo sostenibile del settore agricolo.Migliorare la sostenibilità economica delle produzioni agricole nelle tre cooperative selezionate attraverso l’aumento della produttività, lo sviluppo di tecniche rispettose per l’ambiente e il rafforzamento dello spirito cooperativo.
DURATA
Fase 1, 2013-2015 - Fase 2: 2017-2020)
VALORE
Fase 1: € 107.485 ; Fase 2: €. 164.290,00
FINANZIATORI
Progetto cofinanziato all' 80% dalla Provincia Autonoma di Trento (Fase 1 e 2)
SCHEDA PROGETTO
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Sicurezza alimentare e sviluppo agricolo sostenibile a favore di tre cooperative agricole del distretto di Chake Chake. La Fase 2 del progetto si sta realizzando con la Federazione della Cooperazione Trentina e l'Associazione Why di Trento
DESCRIZIONE PROGETTO
La necessità dell’intervento nasce dai riscontri diretti sul territorio, individuati attraverso uno studio di analisi territoriale preliminare (svolto in collaborazione con il DiSAA dell’Università degli Studi di Milano), e da specifiche richieste da parte dei beneficiari diretti e della controparte locale, con cui la Fondazione Ivo de Carneri e la Ivo de Carneri Foundation – Zanzibar Branch hanno svolto incontri rilevanti.Il bisogno a cui il progetto fa riferimento è l’autosufficienza alimentare nel quadro della lotta alla povertà. In termini specifici, il progetto tende a soddisfare le necessità di tre cooperative agricole del Distretto di Chake Chake per quanto riguarda sia le coltivazioni, aumentandone le rese e migliorando la conservazione dei prodotti, sia la loro organizzazione, elevandone le capacità gestionali.
CONTESTO
Sull’isola di Pemba (Zanzibar, Tanzania), la vita della popolazione dipende in misura preponderante dalla coltivazione dei campi. Qui l’agricoltura si presenta arretrata e i fattori che vi concorrono sono molteplici: assenza di opere di miglioramento fondiario (dalla raccolta delle acque per l’irrigazione alla viabilità campestre), insufficiente dotazione di mezzi di produzione (attrezzi, sementi, fertilizzanti, antiparassitari), scarsa diffusione di “buone pratiche“ agrarie (dalla coltivazione alla conservazione dei prodotti), frammentazione delle unità di produzione, e molti altri ancora. Tutto ciò si traduce in rese unitarie basse e, di conseguenza, nella necessità di azioni per garantire la sicurezza alimentare.